La formazione permanente del professionista dell'informazione in Catalogna

[Versió catalana]


Patrizia Ponzoni

Università degli Studi di Parma

patrizia.ponzoni@virgilio.it

Riassunto [Abstract] [Resum] [Resumen]

Lo studio prende in esame le attività di formazione permanente nell'ambito della biblioteconomia e della documentazione programmate nella regione catalana nell'arco di tempo che va dal settembre 2003 al settembre 2004. Si analizzano gli studi precedentemente realizzati in questo campo e si cerca una continuazione con essi e con i risultati a cui erano pervenuti. L'attenzione della trattazione si concentra su uno degli aspetti fondamentali della professionalità di oggi: la capacità di rimanere al passo coi tempi e, soprattutto, la responsabilità, da parte del professionista, di migliorare nella propria attività attraverso un aggiornamento continuo. Le associazioni professionali, i settori pubblico e privato offrono oggi la possibilità di corsi di validità accademica più o meno importanti e dai costi variegati che rispondono all'esigenza di un flusso informativo sempre più ricco e di una richiesta di informazione da parte della società sempre più selettiva.


1 Introduzione

L'istituzione biblioteca ha attraversato negli ultimi trent'anni un periodo di dense trasformazioni, alla velocità e profondità delle quali ogni giorno, ancora oggi, deve far fronte per assicurarsi la sopravvivenza in una società difficile e competitiva che non si fida più ciecamente delle vecchie istituzioni, procedendo molto spesso all'automatica eliminazione di ciò che appartiene al passato: la biblioteca è nata per raccogliere e conservare il sapere umano ma oggi deve riuscire a dimostrare la perenne attualità di quel sapere e la capacità di saperlo gestire e diffondere. Il fattore più problematico da affrontare è sicuramente lo sviluppo tecnologico: è grazie ad esso che le biblioteche di oggi riescono a mettere a disposizione dell'utente una serie di servizi in precedenza nemmeno immaginabili. Cos'è oggi la biblioteca? E' un punto d'accesso, un tramite di collegamento tra l'universo informativo e l'esigenza dell'utenza. E tramite deve essere anche il bibliotecario, o per usare una definizione dagli orizzonti più ampi, il “professionista dell'informazione”, colui che filtra lo scibile rendendolo accessibile al singolo. Per questo l'aggiornamento nel proprio campo diventa imprescindibile: il professionista che si forma in modo continuativo non solo arricchisce se stesso ma dona alla comunità intera uno strumento per dirigere verso se stessa il cambiamento.


1.1 Cosa intendiamo per formazione permanente

Nel significato comune, la formazione permanente può essere definita come un modo di approfondire, durante tutta la vita, le proprie conoscenze e di acquisirne altre per comprendere meglio la realtà che ci circonda. Nelle denominazioni che la formazione permanente assume nelle diverse lingue (éducation permanente in Francia, lifelong education in Gran Bretagna, educación continuada in Spagna) troviamo un evidente elemento comune: l'idea di un processo continuo nel corso della vita.

Secondo Jaume Trilla (1993), la formazione permanente deve essere concepita come un ambito a sé stante, ovvero deve riuscire a rendersi indipendente da qualsiasi altra teoria. Nel passato,infatti, essa non era altro che un aspetto marginale dell'universo educativo, ma oggi non può più esserne considerata, a differenza di quella scolastica o familiare, semplicemente come un “settore”. Non sarebbe nemmeno corretto definirla un “tipo” di educazione, come invece è legittimo fare per quanto riguarda l'educazione tradizionale o quella a distanza. Non dobbiamo poi incorrere nell'errore grossolano di reputarla uno “stadio” del processo educativo, paragonandola dunque con l'educazione primaria o con quella rivolta alla terza età. Se poi la intendessimo semplicemente come un “aspetto” dell'educazione in generale, finiremmo per porla sullo stesso piano dell'educazione morale, civica o sessuale. Mercè Romans e Guillem Viladot (1988) vedono la formazione permanente come una sorta di arma magica, una risposta efficace e vincente al fatto che nella nostra società non è più sufficiente concentrare l'apprendimento nei livelli formali dell'educazione, ovvero in un solo momento della nostra vita; oggi l'apprendimento nel corso dell'intera esistenza è una necessità, è l'unico mezzo di sopravvivenza possibile data la velocità e la profondità dei cambiamenti che giorno dopo giorno trasformano il nostro mondo e con esso la nostra maniera di vivere, ragionare, lavorare.

Che cosa dunque dobbiamo intendere per “formazione permanente”? Un'idea, o meglio, un'ideologia: forse è questa l'unica definizione possibile per questa nuova concezione dell'apprendimento che mette in discussione le stesse radici del sistema educativo attuale, ponendo nuove basi per riformularne teoria e pratica.

L'errore che si commette più frequentemente a livello terminologico è quello di confondere formazione permanente, che abbraccia tutto il sistema educativo, con la formazione delle persone adulte, che di esso costituisce solo una fase. Oggi questa mescolanza semantica potrebbe creare non pochi problemi, portando a sterili polemiche ed a teorie inconsistenti. L'educazione delle persone adulte è un concetto complicato e dalle molte sfumature, strettamente collegato ad una serie di riflessioni che spaziano dall'ambito culturale, religioso e sociale fino a quello personale e lavorativo: sottolineiamo comunque che anch'essa nasce dall'esigenza di convivere con una realtà in continua evoluzione e che, proprio per questo e perchè rivolta ad una fascia sociale determinata, deve essere riconosciuta nella sua individualità e supportata da una valida teoria pedagogica.


1.2 La formazione permanente ed il mondo bibliotecario nell'ambito internazionale

Il mondo bibliotecario è oggi perfettamente cosciente della necessità di formazione permanente al proprio interno. Duncan Smith, spiegando l'urgenza di un greening (la cui traduzione letterale rende in maniera estremamente efficace il concetto: rinverdimento) del settore professionale in questione, dichiara con disarmante chiarezza e consapevolezza che “in order to survive and remain relevant, in order to continue to be a viable and contributing part of our society, the profession must change” (Smith, 1993, p.85).

A livello internazionale, è d'obbligo menzionare due grandi organizzazioni che si dedicano con un'attenzione sempre crescente all'ambito dell'educazione permanente nel settore bibliotecario: CLENERT ed IFLA (o meglio, uns sezione di essa: CPERT, Continuing Professional Education Round Table).

CLENE, Continuing Library Education and Networking Exchange, nacque negli Stati Uniti nel 1975, con la finalità principale di facilitare a tutti i professionisti dell'ambito bibliotecario l'accesso all'offerta di formazione continua presente nel territorio. Nel 1984, questa istituzione si aggrega all'American Library Association e si converte in un organismo di essa, modificando la propria denominazione in quella che oggi noi conosciamo: CLENERT, Continuing Library Education and Networking Exchange Round Table. La formazione permanente, dai membri di questa Round Table, è intesa come un processo di apprendimento che consiste principalmente nell'aggiornamento di conoscenze, tecniche ed attitudini acquisite in precedenza da un individuo e che segue ed approfondisce quindi la formazione iniziale, ovvero la base di studi necessaria per l'ingresso nel mondo professionale bibliotecario. Normalmente è un apprendimento che si realizza per iniziativa personale e che i professionisti dell'area assumono come propria responsabilità, per perseguire il proprio sviluppo e la propria crescita, nonché per rispondere alla necessità di rimanere al passo con le innovazioni tecnologiche e scientifiche.

Uno dei temi centrali del dibattito attuale si concentra sulla “responsabilità” della formazione permanente: essa spetta all'individuo o alle imprese a cui egli offre i suoi servizi professionali?

Molti autori, come la Stone e Leonard Kniffel, sono del parere che l'educazione permanente debba essere responsabilità precipua dell'individuo. Kniffel (2001, p. 41) difatti sostiene: “continuing education for professionals is their own responsibility not their institution's”. La maggioranza degli addetti ai lavori, però, propende per una condivisione delle responsabilità. Ángel Villagrá (1997) parla di una serie di studi realizzati negli Stati Uniti a proposito delle aspettative delle imprese del settore dell'informazione e della gestione della documentazione; i risultati evidenziano che nei candidati vengono presi in considerazione, al fine dell'assegnazione del posto di lavoro, quattro elementi fondamentali:

Secondo Villagrá, dunque, se l'individuo è responsabile delle prime tre componenti, la quarta deve senza dubbio essere a carico dell'impresa che ne deve assicurare l'opportunità proprio attraverso attività di formazione permanente. Darlene Weingand (1991), convinta che colui che assiste a progetti di formazione permanente debba godere degli stessi diritti di uno studente che usufruisce della formazione primaria, sostiene che la continuità dell'educazione di bibliotecari e documentalisti abbia obbligatoriamente bisogno del riconoscimento e del supporto, finanziario e didattico, di persone, organismi ed associazioni dell'ambito statale, perché un individuo che mantiene le sue capacità al passo con l'innovazione teorica e pratica nel proprio settore lavorativo costituisce senza dubbio una ricchezza per la società intera che dei suoi servizi professionali può avvalersi.

Darlene Weingand è una delle personalità di spicco di un altro organismo internazionale che già da qualche decennio lavora assiduamente alla diffusione di attività di formazione permanente nel settore bibliotecario: l'IFLA, International Federation of Library Associations, fondata ad Edimburgo nel 1927. La struttura di questa associazione si basa su 8 divisioni fondamentali; all'interno della settima, intitolata “Education and Research”, è presente una sezione che merita tutta la nostra attenzione, “Continuing Professional Development and Workplace Learning”. Questa sezione è in realtà l'erede di quella che fino ad un passato piuttosto recente era una Round Table. Ripercorriamo per sommi capi le tappe di questo cambiamento.Nel 1985, a Palos Hills, nello stato dell'Illinois, si celebra la prima conferenza mondiale sull'educazione permanente nell'ambito bibliotecario (First World Conference on Continuing Education for the Library and Information Science Profession). Durante la sessione finale di essa, i partecipanti votano la creazione di una “tavola rotonda” specificatamente riservata alla discussione dei problemi e delle proposte in merito all'educazione permanente nel nostro campo. Nacque così CPERT (Continuing Professional Education Round Table), con due finalità fondamentali: promuovere lo sviluppo dell'educazione permanente per il personale delle biblioteche e delle aree di gestione dell'informazione da un lato, promuovere un forum per lo scambio di idee ed informazioni a proposito di tutti gli aspetti dell'educazione permanente nell'ambito biblioteconomico dall'altro.

The Fifth World Conference on Continuing Professional Education for the Library and Information Profession, l'ultima in ordine di tempo, si è svolta tra il 14 ed il 16 agosto dell'anno 2002 a Glasgow, in Scozia. Il tema principe era il seguente: “Continuing Professional Education for the Information Society”. Nella stessa occasione, ovvero a Glasgow nel 2002, furono prese decisioni fondamentali in questo campo dai responsabili della sezione. Difatti l'incontro di questi ultimi, organizzato dalla presidentessa Ann Ritchie, dichiarò il passaggio di CPERT da Round Table a vera e propria Sezione all'interno della Divisione “Education and Research”: “[...] CPERT is moving from a Round Table to a Section. We have approved a name change to CPDWL”. Oggi, la Sezione “Continuing Professional Development and Workplace Learning” elabora periodicamente un piano strategico d'azione, nel quale si elencano una serie di goals che ci si propone di raggiungere.

Dalle politiche e dai programmi IFLA, scaturisce l'idea di un'educazione continua che non deve solo preparare i professionisti del settore ad assumere nuove responsabilità, deve altresì assisterli, passo dopo passo, nella comprensione, gestione e definizione di esse. La formazione permanente assicura dunque che, a livello pratico e sul posto di lavoro, l'individuo acquisisca nuove conoscenze e si scopra dotato di nuove capacità; si fa inoltre garante del fatto che queste nuove acquisizioni non siano fini a sé stesse ma vengano immediatamente applicate alla realtà professionale, con immediato giovamento del professionista e dell'impresa.


1.3 La letteratura specializzata spagnola e catalana: mondo dell'informazione e formazione permanente

Gli studi relativi alla formazione permanente di bibliotecari, documentalisti ed archivisti in Spagna cominciano a diffondersi nella letteratura specializzata in maniera abbastanza costante a partire dagli anni ‘90. Nello stesso 1990 viene difatti pubblicato uno studio realizzato da Ángel Villagrá e basato su un questionario distribuito a circa 300 professionisti e 45 istituzioni del settore. Lo scopo di questo lavoro era l'individuazione di una serie di elementi quali la quantità, la qualità, il livello e l'estensione dei corsi realizzati nell'ambito di attività di formazione permanente, le tematiche affrontate in essi ed il tipo di istituzione che si faceva carico dell'organizzazione. Compilò il questionario una percentuale molto inferiore alle aspettative: giunsero solo il 44% delle risposte inviate a singoli individui ed il 33% di quelle spedite alle associazioni professionali. I risultati furono pressoché deludenti e dimostrarono che la formazione permanente nell'ambito spagnolo era caratterizzata da un livello qualitativo molto basso. I temi trattati dai corsi analizzati non erano al passo con le novità teoriche e tecnologiche, l'offerta risultava geograficamente ristretta alle città di Madrid e Barcellona, la programmazione era estremamente irregolare e la qualità degli insegnamenti impartiti veniva definita dai partecipanti come scadente nella maggioranza dei casi. L'intervento di Villagrá si concludeva con un'amara considerazione per cui “cantidad, calidad y articulación son todavia asignaturas pendientes de la formación profesional continuada en nuestro sector”.

Tre anni dopo, Josefina Vílchez (1993) constatava nuovamente una situazione piuttosto deprimente ed elencava, al termine della sua inchiesta, una serie di fattori che a suo parere influivano negativamente sullo sviluppo della formazione permanente nel paese, primo fra tutti il fatto che fino a pochi anni prima non esistevano studi universitari legalmente riconosciuti nell'ambito della biblioteconomia e della documentazione per cui il livello di preparazione generale si dimostrava piuttosto basso. Tutto ciò aveva come conseguenza inevitabile che molti corsi denominati di “formazione continua” offrivano invece nozioni basilari più vicine ai contenuti della formazione iniziale. Inoltre Vílchez confermava la persistenza di un disequilibrio geografico sempre più marcato e profondo, dal momento che quasi il 90% di queste attività si concentrava nelle aree metropolitane di Barcellona e Madrid. Lo studio si concludeva con la sottolineatura dell'importanza e dell'urgenza di un intervento di omologazione ed armonizzazione dei corsi di formazione permanente perché i professionisti interessati potessero sapere con esattezza, prima di decidere se assistere o meno a queste attività, il grado di preparazione offerto e le tematiche affrontate.

Risale allo stesso anno, il 1993, un progetto sovvenzionato dall'Unione Europea per analizzare lo stato dell'insegnamento delle discipline informatiche e delle nuove tecnologie dell'informazione nelle scuole e nelle università di Biblioteconomia e Documentazione. Da esso nacque l'idea della realizzazione di un'inchiesta che prendesse in esame la necessità di formazione permanente in quattro paesi dell'Europa meridionale: Spagna, Grecia, Italia e Portogallo.

Montserrat Espinós ed Assumpció Estivill (1993) si occuparono della parte dello studio relativa all'ambito spagnolo. La metodologia si basò su un questionario distribuito ad un totale di 601 individui tra i quali rispose solamente una percentuale pari al 31,3 %. Nonostante il livello di partecipazione all'iniziativa fosse dunque poco elevato, le conclusioni si dimostrarono decisamente rilevanti e meritano dunque una trattazione più estesa rispetto agli studi precedenti. Gli intervistati segnarono, con le loro risposte, una forte superiorità della regione catalana rispetto al resto dello stato. Il livello tecnologico delle biblioteche catalane era infatti, secondo i dati, considerato “acceptable”, mentre, ad esempio, quello delle istituzioni andaluse era qualificato come “deficient”. Per quanto riguarda i problemi organizzativi del settore (a cui era riservata una domanda aperta, quindi con estrema libertà di espressione) emersero soprattutto le difficoltà di carattere economico, la mancanza di personale qualificato e di impianti tecnologici all'avanguardia; questi stessi elementi, in Catalogna, non erano elencati fra i problemi più gravi e venivano valutati come sufficienti. La caratteristica che sorprese maggiormente Espinós ed Estivill fu la scarsa, a volte completamente inesistente, formazione iniziale delle persone che esercitavano la professione. L'inchiesta, nata per studiare le necessità di formazione permanente da parte dei bibliotecari e documentalisti spagnoli, evidenziò chiaramente i difetti e le mancanze della formazione iniziale in questi settori. Non più del 47,9% del totale degli interpellati possedeva la diplomatura in Biblioteconomia i Documentació; il restante 52,1% possedeva invece una formazione diversificata e molto spesso incompleta costituita dall'assistenza saltuaria a corsi privati fino all'autoapprendimento ed a letture effettuate per pura iniziativa e curiosità personale. Ancora una volta, un ulteriore contrasto riguardava la distribuzione geografica di questi dati: risaltava in particolar modo la presenza di diplomati sul territorio catalano, pari ad una percentuale dell'85,4% sul totale dei lavoratori, elevatissima rispetto al 32,6% dell'Andalusia ed all'8,3% del resto del paese. Per quanto concerne i dati relativi alla formazione permanente vera e propria, occorre precisare che nell'inchiesta vennero presi in esame solo gli interventi formativi strutturati come corsi, tralasciando tutte le altre attività (conferenze, giornate a tema, forum...) che le autrici giudicarono difficili da sistemare e valutare. In generale, gli intervistati ammettevano che i corsi di formazione permanente erano abbastanza frequenti (era di questo parere una percentuale del 35%, mentre il 20% del totale opinava esattamente il contrario) ma ne segnalavano allo stesso tempo la mancanza di organizzazione e coordinamento. Anche in questo caso la Catalogna si distingueva dalle altre regioni per una valutazione molto più positiva dell'offerta di formazione permanente.

Villagrá riprese la trattazione del suo primo studio aggiornandone dati e contenuti in un articolo del 1997. In esso, apparivano con evidenza miglioramenti essenziali nella quantità dell'offerta di formazione permanente in Spagna. Dati alla mano, se fino al 1992 i corsi in questo settore non avevano superato la cinquantina ed il numero delle istituzioni organizzatrici si aggirava intorno alla ventina, cinque anni dopo si contavano circa 490 attività di formazione permanente offerte da una novantina di enti. Nei primi anni ‘90, inoltre, la maggioranza di queste iniziative proveniva dall'amministrazione pubblica; nel 1997, invece, il totale di esse era distribuito nel seguente modo: il 37,5% era organizzato dalle istituzioni accademiche, il 27,5% dalle associazioni professionali, il 18,7% da centri di documentazione e biblioteche pubbliche ed il resto si divideva pressoché equamente tra istituzioni private ed imprese che elargivano diversi servizi nell'area dell'informazione e della comunicazione. Barcellona e Madrid concentravano il 70% di tutte queste attività. Per quanto concerne le tematiche più frequenti, i corsi che trattavano argomenti quali la gestione, anche elettronica, e l'organizzazione dell'informazione nelle varie tipologie in cui si presenta occupavano una percentuale pari all'80% del totale; in netta crescita troviamo anche temi relazionati alle nuove tecnologie ed all'applicazione dei sistemi informatici al trattamento dell'informazione (17,5%). Villagrá Rubio considerava — già nel 1997 — ormai promossi gli ambiti della quantità dell'offerta, dell'interesse da quest'ultima suscitato nell'ambiente professionale e dell'aggiornamento degli argomenti presi in esame dai corsi. Per quanto riguarda invece la qualità, esprimeva alcune riserve; emergevano dalla sua analisi in particolare tre elementi essenziali che avevano fino ad allora ostacolato, o almeno condizionato pesantemente, una formazione permanente di alta qualità in Spagna:

Nell'area dell'archivistica non è stato realizzato nessuno studio preciso e circoscritto che permetta di stabilire lo stato attuale dell'offerta di formazione permanente in Catalogna. Gli unici dati sicuri fanno riferimento alla situazione spagnola in generale e derivano dalle conclusioni ricavate da un formulario elaborato nel 1996 e spedito, per un totale di ventotto esemplari, a tutte le associazioni professionali spagnole collegate al mondo degli archivi ed a diverse istituzioni ufficiali (IVAP, Instituto Vasco de Administración Pública, Comunidades Autónomas, etc.). Furono deliberatamente escluse le università per evitare confusione con altri tipi di formazione. Il grado di partecipazione risultò piuttosto scarso: dei ventotto formulari inviati ne giunsero completamente compilati solo nove. Dal punto di vista metodologico l'inchiesta era strutturata in tre aree fondamentali:

  1. Necessità e gestione della formazione: tutti gli intervistati definirono questo aspetto come determinante. Le attività formative avevano nella maggioranza dei casi un limite di partecipanti che si aggirava mediamente intorno ai trenta posti e duravano normalmente dalle quindici alle venticinque ore. Dai dati raccolti emerge il fatto che solo il 10% di queste iniziative si svolgeva fuori dall'orario di lavoro. Per quanto concerne infine la tematica dei corsi, i risultati segnalarono cinque aree di preferenza: automatización de los procesos y gestión de bases de datos; evaluación y selección de documentos; descripción; atención al usuario; gestión administrativa.


  2. Valutazione delle azioni: come già precedentemente accennato, la preferenza degli intervistati veniva palesemente accordata a corsi di breve durata rispetto ad eventi più impegnativi come possono essere giornate di discussione, convegni e conferenze. La tendenza diffusa, fino al 1997, era quella di usare risorse didattiche tradizionali anche se lentamente si cominciavano già ad utilizzare supporti informatici. In generale la valutazione di queste azioni formative non era particolarmente positiva: molto spesso i programmi si dimostravano eccessivamente teorici e con poca attuazione pratica; in pochi casi l'insegnamento delle nozioni era supportato da una chiara bibliografia di base a cui il partecipante potesse fare riferimento e frequentemente mancavano le infrastrutture adeguate (aule attrezzate, computer funzionanti e in numero sufficiente per tutti) per sviluppare in modo completo il programma previsto.


  3. Valutazione dell'apprendimento: l'esame di questo aspetto della formazione permanente era da considerarsi, secondo Moro Cabero, da una doppia prospettiva: da un lato, doveva verificarsi una valutazione dell'attività formativa nel momento della sua attuazione, prendendo in esame elementi quali il contenuto, il metodo d'insegnamento e la capacità di comunicazione del formatore; dall'altro era necessario stimare in quale misura l'iniziativa in questione avesse migliorato la condizione del singolo a livello professionale e dell'impresa per cui opera a livello di crescita produttiva e di avanzamento nella qualità dei servizi offerti. Solo alcune istituzioni dell'amministrazione pubblica, all'epoca della stesura di questo contributo, erano in grado di realizzare entrambe le valutazioni.

Le statistiche e gli studi citati fino ad ora analizzavano l'offerta di formazione permanente in ambito biblioteconomico dal punto di vista generale, senza distinzione interna fra le diverse istituzioni responsabili di essa. Ci pare interessante ricordare due contributi focalizzati sulle attività di formazione permanente delle associazioni bibliotecarie spagnole da un lato e del COBDC dall'altro. Merlo Vega circoscrisse la sua area d'indagine entro limiti temporali ben precisi, ovvero tra gennaio del 1993 e giugno del 1994. Raccolse i dati attraverso fogli pubblicitari ed informativi, articoli di riviste specializzate, i calendari di attività pubblicati periodicamente dalle associazioni e soprattutto rielaborando i dati relativi ad una serie di sondaggi inviati per posta a circa una ventina di esse. Merlo Vega ricevette solo otto questionari completamente compilati, fatto dal quale dedusse che le dodici associazioni che non avevano risposto non avevano nemmeno previsto, per il periodo suddetto, azioni di formazione permanente. L'81,3% di queste ultime risultava essere strutturato secondo la tipologia del corso tradizionale, di durata compresa tra le dieci e le venti ore; le categorie restanti (giornate, congressi, seminari, conferenze, master) occupavano percentuali del tutto irrilevanti. L'analisi delle tematiche affrontate rivelò una schiacciante superiorità degli argomenti legati ai processi di automazione delle biblioteche, quindi dell'ambito informatico. I corsi indirizzati a perfezionare le conoscenze in merito alla catalogazione si trovano al secondo posto: questo fatto merita una spiegazione. La ragione dell'istituzione di questi corsi sembra derivare infatti da esigenze di carattere economico più che formativo; la richiesta di abilità di catalogazione è difatti presente in tutti i concorsi pubblici e le prove d'accesso per entrare a far parte del collettivo professionale di archivi e biblioteche. È una tematica dunque estremamente attuale e ricercata dai disoccupati dell'area, dal momento che le istituzioni ufficiali incaricate della formazione iniziale si presentano carenti dal punto di vista dell'insegnamento delle tecniche catalografiche. Merlo Vega sottolineava, a più riprese nel corso del suo intervento, come molto spesso le associazioni optassero per corsi di formazione continua inerenti a certi temi piuttosto che ad altri per ragioni economiche e per poter acquisire nuovi soci (e quindi nuove quote di associazioni e nuovi finanziamenti di cui disporre). Per quanto concerne la distribuzione geografica di queste iniziative appare con evidenza la maggior importanza del Col·legi Oficial de Bibliotecaris i Documentalistes de Catalunya, responsabile dell'organizzazione del 32% del totale dei corsi di tutto il paese. Concludendo, lo studio testimoniava la grande quantità di attività di formazione continua organizzate tra 1993 e 1994 dalle associazioni professionali in Spagna e sottolineava, in tono quasi polemico, il fatto che nessuno di questi corsi fosse accompagnato da un riconoscimento accademico.

Nel marzo del 1993 venne condotta un'inchiesta specifica (Orobitg, 1993), all'interno del Col·legi Oficial de Bibliotecaris-Documentalistes de Catalunya allo scopo di stabilire le necessità e gli interessi predominanti dei soci; sulla base dei risultati si progettarono i nuovi corsi di formazione permanente per quell'anno. L'indagine si articolava in due apparati fondamentali: nel primo si prendevano in considerazione i dati socio-professionali e nel secondo le preferenze in merito a tematiche e tipologia di organizzazione. I dati finali delinarono il profilo “tipo” del socio interessato, indicandolo come un individuo che esercitava la professione a Barcellona —città dove risiedeva— soprattutto nel settore pubblico. Si osservò una forte richiesta di corsi che trattassero argomenti quali la gestione dei centri, il miglioramento dei servizi e la soddisfazione delle esigenze dell'utenza. Per quanto concerne l'organizzazione pratica delle attività si registrò una preferenza per gli orari lavorativi e per la forma tradizionale di insegnamento “face to face”. Il COBDC ha continuato, nel corso degli anni ‘90, e continua a tutt'oggi, a seguire questa politica di analisi preventiva degli interessi dei soci nella pianificazione del suo programma di formazione permanente integrando le inchieste interne con studi statistici sulle richieste del mondo del lavoro in Catalogna.

I risultati degli ultimi contributi in materia non si distaccano particolarmente da quelli dei precedenti, confermando con insistenza la richiesta di corsi brevi ed intensivi nei quali si prendano in esame le novità del mondo tecnologico e le loro applicazioni al lavoro quotidiano in archivi, biblioteche e centri di documentazione.Il mercato del lavoro dimostra statisticamente una crescita di importanza di specialisti in questo settore, ricercati sia da imprese del settore privato per la gestione dei loro archivi, sia da enti di carattere pubblico. Le conoscenze in ambito informatico sono oggi imprescindibili per chiunque voglia esercitare la professione di bibliotecario in Catalogna e non solo nelle grandi città come Barcellona, Girona, Lleida o Tarragona, ma anche nei piccoli centri che lentamente iniziano il processo di automazione e che, mai come fino ad ora, hanno avuto urgente bisogno di personale qualificato.


2 Studio pratico

2.1 Argomento dello studio. Metodologia e finalità

Il nostro studio parte dunque dal presupposto dimostrato dalle indagini precedentemente riportate: la Catalogna è sempre stata estremamente all'avanguardia in questo campo rispetto al resto del paese: ancora oggi, nell'ambito della biblioteconomia, della documentazione e dell'archivistica, offre un ventaglio di opportunità di formazione permanente estremamente variatoe dinamico.

Sono state prese in esame le suddette attività in un lasso di tempo ben determinato, che va dal settembre del 2003 al settembre del 2004. Si è analizzata la percentuale di:

All'interno di ognuna di queste categorie, le iniziative sono classificate in base alla tematica generale affrontata, secondo queste voci: archivistica, biblioteconomia, commercio del libro, documentazione, fonti di informazione, gestione culturale, legislazione e diritti d'autore, società del'informazione, studi metrici dell'informazione, tecnologie del'informazione e della comunicazione.

Naturalmente, non sono state trascurate le informazioni di tipo strettamente “pratico” riguardanti durata (espressa in ore) e costo di partecipazione (espresso in euro). Tutte le informazioni riguardanti il singolo corso sono state organizzate in una tabella di questo tipo:


 

Denominazione  
Tipologia  
In loco / A distanza  
Organizzazione  
Durata / Prezzo  
Tematica  
Obiettivi  
Contenuti  
Pagina web di riferimento  


Tabella 1. Tabella di riferimento


Le informazioni sono state raccolte attraverso informazioni presenti in rete, bollettini e bacheche delle biblioteche della città e visite ai centri. Nell'appendice finale è possibile analizzare le tabelle descrittive di ogni corso analizzato, ordinate per tipologia dei corsi e, all'interno di ogni categoria, in ordine alfabetico per tematica.

Come risulta dalle tabelle riassuntive, siamo venuti a conoscenza di un totale di 93 attività di formazione permanente organizzate in Catalogna dal settembre del 2003 al settembre del 2004. A continuazione, passiamo a commentare i dati raccolti, prendendo in esame alcune voci che ci sono sembrate degne di nota.


2.2 Tipologia del corso ed entità responsabili


 

Attività %
Master

11

11,82

Corso di specializzazione

25

26,88

Corso di breve durata

52

55,91

Giornate di discussione

5

5,37

Totale

93

100



Tabella 2. Tipologia dei corsi


Analizzando i dati, notiamo che la percentuale più alta si riferisce alla tipologia dei corsi di breve durata; sono difatti statisticamente più numerose le iniziative con una durata inferiore alle cento ore. Le entità responsabili dell'organizzazione di questa specifica tipologia sono soprattutto le università ed il Col·legi de Bibliotecaris-Documentalistes de Catalunya (COBDC). Quest'ultimo, come sappiamo dallo studio di José Antonio Merlo Vega, conduce tra i soci inchieste periodiche sulla base dei risultati delle quali istituisce i programmi di formazione continua. Da questi elementi, possiamo dunque facilmente dedurre che i bibliotecari e documentalisti che già esercitano la professione manifestano una spiccata preferenza per attività concentrate in poche ore; in questo modo si riesce difatti a rimanere aggiornati e ad approfondire gli interessi personali senza sacrificare la vita privata ed il tempo libero né distogliere attenzione al lavoro quotidiano. Aperti anche ai non soci —con l'unico inconveniente di un pagamento di iscrizione leggermente più elevato— i corsi organizzati dal COBDC oscillano tra le dieci e le venti ore e si occupano soprattutto di biblioteconomia, società dell'informazione e tecnologie dell'informazione e della comunicazione.


 

Entità %
Università

59

63,44

Associazioni professionali

21

22,58

Altre

13

13,97



Tabella 3. Entità responsabili dell'organizzazione


I corsi brevi realizzati dalle università sono anch'essi degni di nota. Una serie di attività di trenta ore organizzata dall'Universitat de Barcelona ci spinge alla riflessione su un aspetto particolare: la diffusa esigenza di una formazione approfondita in un ambito specifico, come quello della ricerca bibliografica e della conoscenza e consultazione di fonti informative relative a campi peculiari del sapere (scienze umanistiche, storiche, artistiche e mediche). Questi sono argomenti che riteniamo di possibile notevole interesse non solo per studenti e ricercatori dei settori precedentemente indicati, ma anche e soprattutto per bibliotecari ed archivisti che esercitano la loro professione in istituzioni legate alla ricerca ed imprese specializzate.

I corsi in assoluto più brevi di cui siamo venuti a conoscenza, caratterizzati da una durata compresa tra una e tre ore, sono invece appannaggio di un'impresa denominata Cibernàrium Barcelona Activa, e si concentrano soprattutto sull'ambito delle nuove tecnologie e del loro uso. Cibernàrium riceve sostentamento economico dalla Diputació de Barcelona anche se, a livello direttivo, è gestita da privati. Per la loro brevità e per il fatto che sono completamente gratuite —l'accesso è vincolato solo ad una previa iscrizione effettuabile in sede o in rete— riteniamo queste iniziative utili occasioni, per i bibliotecari, di ripasso e perfezionamento di nozioni informatiche basilari che dovrebbero comunque già possedere.


 

Durata %
Meno di 100 ore

58

62,36

Tra 100 e 400 ore

18

19,35

Più di 400 ore

8

8,6

Dati non presenti

9

9,6



Tabella 4. Durata in ore


In generale, seguire un corso di breve durata non implica uno sforzo economico particolarmente elevato, giacché quasi tutte le attività di questo tipo si situano nella fascia tra i 100 ed i 500 euro.

La formazione a distanza sta ampliando enormemente, negli ultimi anni, le frontiere della sua diffusione. Il metodo di apprendimento a distanza possiede, per sua natura, una serie di vantaggi insostituibili e, come unico requisito, comporta un equippaggiamento informatico adeguato (i dati tecnici a questo proposito sono sempre specificati nella presentazione dei corsi). Pensiamo, ad esempio, ad un ipotetico bibliotecario di un piccolo paese della costa catalana meridionale. La volontà di aggiornamento ed apprendimento può essere scoraggiata, in tempi molto brevi, dalla scoperta che la maggioranza delle attività di formazione permanente del settore è organizzata da università, istituzioni ed imprese presenti sul territorio della provincia di Barcellona. Un viaggio quotidiano si configura come impensabile ed inaffrontabile, sia dal punto di vista economico —alle spese di viaggio sono infatti da aggiungere quelle relative all'eventuale costo di iscrizione al master o al corso scelto— che da quello umano e personale. Fino a pochi anni fa, dunque, l'ipotetico bibliotecario in questione rinunciava all'impresa. Oggi, invece, grazie alla formazione a distanza, ha l'opportunità di continuare a formarsi ed aggiornarsi senza sacrificare esageratamente la propria vita privata e lavorativa. L'offerta in questo ambito proviene soprattutto da istituzioni accademiche, pubbliche e private, che propongono la trattazione di tematiche relative a gestione della cultura ed in particolare alla rivoluzione culturale provocata dall'avanzamento tecnologico. Per l'apprendimento delle novità tecnologiche ed informatiche, difatti, la metodologia della formazione a distanza ci pare particolarmente adatta, dal momento che, mentre lo studente apprende i contenuti specifici in merito all'argomento del corso, acquista anche una dimestichezza sempre maggiore nell'uso pratico e costante degli strumenti informatici.

Alcuni dei corsi riportati nel repertorio sono gestiti da En.Red.Ando, una delle imprese pioniere nel mondo di Internet; dal 1996, infatti, sviluppa le sue attività nel campo della comunicazione digitale e della gestione dell'informazione in rete offrendo consulenze ad imprese pubbliche e private e fornendo un vasto panorama di possibilità nell'ambito della formazione on line.

In ambito accademico, a proposito della formazione on line, ci pare doveroso accennare all'Universitat Oberta de Catalunya, istituzione che si prefigge l'obiettivo di facilitare la formazione delle persone nel corso della vita in questa nuova società della conoscenza.

I corsi di specializzazione, rappresentati da una percentuale pari al 26,88%, sono di appannaggio quasi esclusivo delle università e si concentrano soprattutto sulle nuove tecnologie e sulla gestione culturale. Emergono, all'interno di questa tipologia, soprattutto due istituzioni accademiche: l'Universitat Politècnica de Catalunya e l'Universitat Pompeu Fabra. La prima di esse opera, per quanto riguarda gli insegnamenti di terzo ciclo, attraverso la Fundació Politècnica de Catalunya, un'istituzione creata dall'università stessa nel 1994. Anche l'Universitat Pompeu Fabra si avvale dell'appoggio di un organo specializzato nella formazione permanente, l'IDEC, Institut d'Educació Contínua, attivo dal 1993. All'Universitat de Barcelona è presente, sempre in merito agli studi di terzo ciclo, una sezione nata nel 1993 dalla collaborazione fra la Fundació Bosh i Gimpera e l'Università che oggi porta il nome di Les Heures — Universitat de Barcelona. Nel repertorio è presente anche un corso di specializzazione inserito nella programmazione dell'ICT, Institut Català de Tecnologia, che, tra gli altri servizi di “informació empresarial” ed “assessorament”, offre opportunità di formazione nel settore tecnologico.

I master in biblioteconomia e documentazione non sono molto numerosi (solo 11 su 82 attività totali) ed hanno costi piuttosto elevati che arrivano fino ai 6.000 euro; le tematiche affrontate sono soprattutto quelle della gestione culturale e delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. In quest'ultimo campo si concentra l'offerta formativa di Enginyeria i Arquitectura La Salle, un'istituzione di ispirazione cristiana fondata nel 1903 per fornire studi di ingegneria. Col tempo La Salle ha arricchito i suoi programmi con corsi nell'ambito delle telecomunicazioni. Nel 1991 venne riconosciuta in Catalogna la prima università privata, la Universitat Ramon Llull della quale La Salle è membro fondatore. Oggi questa istituzione offre numerosi master e corsi di specializzazione, anche a distanza.

La tipologia meno rappresentata, a livello statistico, è quella delle giornate di discussione. In realtà l'offerta spagnola in questo ambito è piuttosto ampia. Occorre citare, prima di tutto, le “Jornadas Españolas de Documentación”, eventi di carattere itinerante che vengono organizzati ogni dua anni da FESABID (Federación Española de Sociedades de Archivística, Biblioteconomía, Documentación y Museística). L'ultima edizione si è svolta a Barcellona nel febbraio del 2003 e la prossima, prevista per il mese di aprile del 2005, avrà luogo a Madrid. Ogni due o tre anni, poi, ANABAD (Asociación Española de Archiveros, Bibliotecarios, Museólogos y Documentalistas) organizza un Congreso Nacional. L'ultimo in ordine di tempo si è celebrato a Toledo nel 1999 e si è occupato del tema “Información y derechos de los ciudadanos: la confrontación entre teoría y práctica en el 20° aniversario de la Constitución Española”. La Asociación para la Organización del Conocimiento (ISKO) organizza congressi annuali ed itineranti l'ultimo dei quali ha tenuto luogo a Salamanca nei primi giorni di maggio del 2003. A cura della Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes si sono svolte tra il 10 ed il 12 novembre 2003 ad Alicante le “Jornadas de Bibliotecas Digitales”. Ricordiamo altri due eventi importanti quali le “Jornadas Bibliotecarias de Andalucía”, l'ultima edizione delle quali —la dodicesima— si è svolta a Malaga nel 2003, e le “Jornadas de Bibliotecas Infantiles y Escolares” organizzate dalla Fundación Germán Sánchez Ruipérez nello stesso periodo a Salamanca. Panorama piuttosto denso di iniziative, dunque, quello delle giornate di discussione nel campo della biblioteconomia e della documentazione a livello statale.

La Catalogna, d'altra parte, non è da meno. Il COBDC organizza difatti, ogni due anni, le “Jornades Catalanes de Documentació”, uno degli eventi più prestigiosi del mondo biblioteconomico spagnolo. L'Associació d'Arxivers de Catalunya, tra l'altro, è l'unica associazione, in tutto il paese, a promuovere giornate interamente dedicate all'archivistica.

Il fatto, dunque, che nel nostro repertorio la categoria delle giornate di discussione sia la meno rappresentata non deve nel modo più assoluto indurci ad ipotizzare una mancanza o scarsità di attività di questo tipo; la spiegazione è legata ad una pura casualità per cui, nel periodo temporale preso in esame dal nostro studio, non sono state realizzate molte iniziative di questo genere. Delle cinque giornate di cui siamo informati, due sono state organizzate da associazioni professionali, una dall'Universitat Oberta de Catalunya e le restanti da imprese del settore privato.


2.3 Tematiche


 

Tematica %
Archivistica

5

5,37

Biblioteconomia

10

10,75

Commercio del libro

1

1,07

Documentazione

1

1,07

Fonti di informazione

5

5,37

Gestione culturale

12

12,9

Legislazione e diritti d'autore

3

3,22

Società dell'informazione

13

13,97

Studi metrici dell'informazione

1

1,07

Tecnologie dell'informazione e della comunicazione

42

45,16



Tabella 5. Tematiche affrontate


Un approfondimento a parte merita l'analisi delle tematiche affrontate. Quasi il 45,16% delle attività di formazione permanente raccolte è da ascrivere all'ambito delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Questo è il settore in cui i professionisti mostrano maggiori necessità ed interessi e le statistiche ne costituiscono una chiara conferma. Il mondo informatico è in continua evoluzione e la formazione accademica non sempre riesce a rispondere in maniera rapida ed efficiente a questi cambiamenti. Naturale, dunque, che la formazione continua si concentri sull'esigenza di riempire i vuoti di quella accademica e che scelga i settori in cui quest'ultima dimostra maggiori debolezze.

Sono tredicii su novantatre le iniziative che si occupano di società dell'informazione, un concetto dai confini estremamente labili ed indefiniti che sembra cambiare quasi ogni giorno caratteristiche e presupposti e che, per essere affrontato e compreso con consapevolezza, ha bisogno di un'impostazione interdisciplinare ed aperta alle apportazioni di diversi settori.

Molto rappresentato è anche il settore della gestione culturale. Viviamo difatti in una società estremamente variegata che richiede, agli organizzatori e gestori della cultura, molteplici capacità tecniche e conoscenze interdisciplinari che non sempre le facoltà universitarie riescono ad offrire. Per gestire una biblioteca, difatti, non basta aver studiato la storia del libro e dell'editoria o i sistemi catalografici in uso, ma occorre anche, nel segno della competitività che oggi caraterizza tutti i settori del mercato, cultura compresa, possedere nozioni basilari di finanza, pubblicità, psicologia e marketing. Citiamo, a questo proposito, categorie tematiche non densamente rappresentate ma comunque presenti quali commercio del libro e legislazione e diritti d'autore. Quest'ultimo ambito tematico ha acquistato un'importanza particolare negli ultimi anni, da quando l'informazione disponibile in rete ha iniziato a porre problemi di diritti d'autore che non sono ancora stati del tutto risolti dalla legislazione spagnola.

Le statistiche ci confermano un dato già constatato e preso in esame precedentemente: l'archivistica non occupa sicuramente lo spazio ed il ruolo che meriterebbe. Solo cinque attività, tra quelle elencate nel repertorio, sono infatti da inserire all'interno di questa categoria tematica e sono tutte correlate con il programma dell'Associació d'Arxivers de Catalunya. In altre attività formative sono previste nozioni basilari di archivistica, come ad esempio nel corso di breve durata “Com accedir a la informació? Arxivar i gestionar la documentació a l'empresa” , ma nessuna delle iniziative analizzate, al di là della giornata precedentemente citata, è specificatamente dedicata a questo settore. L'archivistica rischia dunque, nel mondo catalano, non solo di essere rilegata ad una posizione di secondo livello nella formazione accademica ma anche di essere sottovalutata in quello della formazione continua che alle dimenticanze ed agli errori di valutazione della prima dovrebbe rimediare. Questo è sicuramente un punto su cui, nella programmazione futura di interventi di formazione permanente, si dovrà riflettere.


2.4 Prezzo


 

Prezzo %
Gratuito

6

5,58

Meno di 100 euro

6

5,58

Da 100 a 500 euro

44

40,92

Da 500 a 1.000 euro

7

6,51

Da 1.000 a 2.000 euro

8

7,44

Da 2.000 a 3.000 euro

9

8,37

Più di 3.000 euro

6

5,58

Dati non presenti

7

6,51



Tabella 6. Prezzi


Per quanto riguarda la riflessione generale sul costo delle iniziative in questione, più del 42% del totale di esse si concentra in una fascia economica non eccessivamente elevata (da 100 a 500 euro). Naturalmente, questo dato è il riflesso e la conseguenza del predominio della tipologia del corso breve, di poche ore e quindi anche di costo contenuto. Come già notato precedentemente nell'esposizione di questo commento, il discorso cambia notevolmente quando prendiamo in considerazione master e corsi di specializzazione, organizzati sia nella modalità di apprendimento tradizionale sia a distanza: questo fatto si spiega facilmente notando che la partecipazione a queste azioni formative prevede il conseguimento di un titolo valido nel mondo accademico e con un valore notevole nel mercato del lavoro mentre l'assistenza a corsi di breve durata comporta un semplice Certificat d'aprofitament, testimone della frequenza e nulla più.


2.5 Distribuzione geografica

La nostra riflessione termina con una nota dolente, la stessa che, già negli anni ‘90, veniva segnalata come tale da autrici quali Ángel Villagrá e Josefina Vílchez: più del 97% del totale delle iniziative di formazione permanente organizzate nella Catalogna attuale è concentrato a Barcellona. Solamente due si svolgono in sedi ubicate fuori dall'area metropolitana di Barcellona: il corso di specializzazione in “Biblioteques escolars i infantils”, a cura dell'Universitat de Vic ed in collaborazione con la Biblioteca Infantil i Juvenil “Can Butjosa” di Parets del Vallès ( che si trova pur sempre nella provincia di Barcellona) ed il Màster en Gestió Cultural organizzato dall'Universitat de Lleida. Certo che, come spiegato precedentemente, la formazione a distanza può offrire valide e vantaggiose alternative, ma il problema riteniamo vada risolto alla radice, cercando di procedere, nella pianificazione di eventi ed attività di formazione continua, con maggiore omogeneità e coerenza. Questa mancanza di equilibrio nella distribuzione geografica è un fattore negativo che, a nostro parere, condiziona il giudizio generale sull'offerta di formazione permanente in Catalogna rischiando di mettere in secondo piano tutti gli altri aspetti più che positivi. Ci auguriamo che in un futuro prossimo si possa ovviare a questo inconveniente con una programmazione che opti per una distribuzione più uniforme sul territorio delle iniziative qui prese in esame.


Conclusioni

Viviamo in quella che è stata definita “società dell'informazione”, nella quale tutti gli aspetti della vita, da quello culturale a quello economico, dipendono strettamente dalla creazione di conoscenza e dalle possibilità di accesso ad essa. La comunicazione si è convertita in un'attività vitale. La rivoluzione informativa non ha coinvolto solo coloro che si occupano direttamente di creazione e trasmissione di informazione: è la società intera ad esserne interessata profondamente. Quasi paradossalmente però, questa sovrabbondanza di risorse informative rappresenta anche uno dei grandi problemi della nostra epoca; è dunque indispensabile una presa di coscienza razionale, una consapevolezza del momento che stiamo attraversando.

Analizziamo, innanzitutto, il nuovo ruolo del'utente; attivo e non più passivo, egli deve essere in grado di farsi strada nel labirinto informativo, per concludere con successo la propria ricerca. Oggi l'intervento di figure professionali capaci di guidare, come una sorta di filo di Arianna, lo stesso utente in questa impresa diventa indispensabile. In questa direzione deve evolvere la nostra professione, verso un filtro che faciliti l'accesso all'informazione. Il bibliotecario ha bisogno di un percorso formativo iniziale di ampio respiro, che prenda in considerazione l'aspetto umanistico e quello tecnologico, che sia in grado di fornire le nozioni basilari ma che, soprattutto, sia capace di dare una particolare “forma mentis”, di creare le condizioni per una curiosità ed un interesse che devono restare sempre vivi. Il bibliotecario deve iniziare a pensare al proprio ruolo come ad un'identità da costruire in itinere, alla propria professione come l'esercizio di competenze che crescono, si perfezionano e si moltiplicano col passare del tempo e con, soprattutto, le trasformazioni sociali.

Questo è un processo di cui il collettivo professionale deve prendere atto ma anche le istituzioni culturali, in collaborazione con gòli enti governativi, devono essere consapevoli del cambiamento e far fronte ad esso, muovendosi nel segno della promozione, agevolazione ed organizzazione di programmi di formazione aggiornati epr i loro dipendenti.

La diffusione della cultura è sempre stata per gli organi di governo catalani una preoccupazione preponderante. La “Xarxa de biblioteques públiques” fu creata proprio per fungere da valido strumento nella diffusione dell'istruzione popolare. Il progetto della Mancomunitat dava il via alla realizzazione di un modello di biblioteca pubblica tanto dinamico ed innovativo da richiedere il contemporaneo delinearsi di uan nuova figura professionale dalle competenze sempre più multidisciplinari. Ed è nella necessità concreta di professionisti del settore che affonda le sue radici la nascita di istituzioni di docenza professionale in biblitoeconomia, archivistica e documentazione in Catalogna. La Escola ha evoluto i propri programmi a stretto contatto con i cambiamenti sociali e culturali fino a divenire, oggi, una vera e propria facoltà universitaria.

Pur presentandosi, come precedentemente commentato, concentrato geograficamente intorno ai grandi poli economici e politici della regione, oggi il panorama degli studi biblioteconomici catalani è caratterizzato da un'ampia offerta qualitativamente e quantitativamente di buon livello, sia per quanto concerne gli studi accademici che per la formazione continua. A proposito di quest'ultima, crediamo di poter affermare con sicurezza che il professionista dell'informazione della Catalogna di oggi ha a propria disposizione un ricco e variegato ventaglio di opportunità per ocntinuare a formarsi dopo gli anni universitari, parallelamente all'esercizio della professione. La preponderanza dei corsi brevi è, come già precedentemente anticipato, un chiaro segnale di un nuovo modo di intendere la professione come un processo che cresce e si arricchisce col tempo e che, proprio per questo, deve essere in grado di trovare sempre nuovi stimoli. Il corso di poche ore aiuta il professionista a rimanere aggiornato ed allo stesso tempo non crea l'ansia da sovraccarico di lavoro, essendo l'attività concentrata in un lasso di tempo piuttosto breve. Anche a livello di costi, l'aggiornamento è a tutt'oggi una reale opportunità anche per chi non ha possibilità economiche estremamente elevate. Chiaro che tipologie come master e corsi di specializzazione richiedono uno sforzo finanziario di maggiore entità che, d'altra parte, dipende dal fatto che al termine di essi si è in possesso di un titolo accademicamente valido a tutti gli effetti e con un incredibile valore nel mondo del lavoro. La Catalogna mostra di essere all'avanguardia anche in un settore che solo negli ultimi anni sta prendendo piede: la formazione a distanza, un metodo di studio ed apprendimento che si sposa perfettamente con i principi, le basi e le finalità della formazione permanente e che pare trovare una fruttuosa applicazione soprattutto nel settore delle scienze dell'informazioni, oggi proiettati come mai in passato verso il mondo della tecnologia e di Internet.


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Data di consegna: 2/9/2004. Data di accettazione: 1/10/2004.


Appendice