Número 34 (junio 2015)

Le biblioteche nella stampa quotidiana: Il caso spagnolo

 

[Versió catalana] [Versión castellana]


Anna Galluzzi

Biblioteca del Senato della Repubblica Giovanni Spadolini
Dottore di ricerca in Scienze bibliografiche, archivistiche, documentarie e per la conservazione e restauro dei beni librari e archivistici

 

Resumen

Obiettivo: L'articolo si propone di analizzare la percezione pubblica delle biblioteche nel contesto spagnolo utilizzando un punto di vista esterno a quello professionale, ossia quello della stampa quotidiana. In particolare, ci si è interrogati su quali siano gli argomenti più discussi in riferimento alle biblioteche e se siano cambiati durante l'arco cronologico considerato (2008-2012), in particolare dopo l'emergere della crisi economica. L'analisi è stata condotta all'interno di un quadro comparativo con altre nazioni europee (Italia, Francia e Gran Bretagna).

Metodologia: La ricerca si basa su uno spoglio sistematico di due testate nazionali spagnole, El País e El Mundo, per gli anni 2008-2012, attraverso un'interrogazione della banca dati TM. Gli articoli recuperati sono stati passati in rassegna per individuare quelli pertinenti, e su quelli pertinenti è stata condotta un'analisi del testo e del contenuto, codificando ciascun articolo secondo i seguenti parametri: tipologia di biblioteca trattata, tema principale, rubrica nella quale l'articolo è stato pubblicato e, nel caso di articoli relativi a biblioteche straniere, la nazione della quale si parla.

Risultati: L'immagine complessiva delle biblioteche che emerge dall'analisi della stampa quotidiana spagnola ha luci e ombre, dal momento che da un lato essa mette in evidenza aspetti che sono percepiti come importanti se non addirittura insostituibili dal grande pubblico; dall'altro lato, conferma alcune preoccupazioni dei bibliotecari e spinge a una riflessione più approfondita riguardo alle strade da imboccare per il futuro. L'analisi diacronica degli articoli mostra come, dopo una prima fase caratterizzata da un forte interesse nei confronti delle nuove biblioteche e un'attenzione ai relativi investimenti, l'emergere di una crisi economica sempre più aspra ha modificato la percezione, spostando l'attenzione sulle prospettive digitali della conoscenza e sul possibile ruolo delle biblioteche come strumento anti-crisi. In generale l'idea delle biblioteche rappresentata dalla stampa quotidiana tende ad essere fortemente tradizionale e gli stereotipi relativi alla natura delle biblioteche e al lavoro dei bibliotecari appaiono lontani dall'essere superati.

Abstract

Objectives: To analyse the Spanish public's perception of its libraries from a non-librarian’s point of view, in this case through the eyes of the Spanish press. Specifically, we examined the topics newspapers addressed most frequently in library-related news and considered how these topics changed in the period under question (2008–2012), especially after the beginning of the financial crisis. This was a comparative study, completed in  conjunction with researchers in France, Italy and the UK.

Methodology: The study was based on a systematic examination of the two national Spanish newspapers El País and El Mundo during the period 2008–2012, using a survey of the Factiva news database. First we identified the articles that were relevant to the study. Next, we performed a text and content analysis, codifying each article according to the following parameters: type of library being discussed, main topic, section of the newspaper in which the article appeared and, in articles on libraries outside Spain, the country to which the library belonged.

Results: The analysis of the Spanish press offers mixed results about the current status of Spain's libraries. On the one hand, the general public considers library services to be important or even essential. On the other, libraries are facing the problems which are often described by library staff associations and there is a need for serious debate about the future of library services. Diachronic analysis indicated that after an initial period characterized by great interest in new libraries and investment in library infrastructures, the increasing pressure of the financial crisis changed public perception and moved the focus towards digital modes of knowledge and the possible role of libraries as an instrument to counteract the effects of the crisis. In general, the image of Spanish libraries presented by the press was markedly traditional and did little to alter common stereotypes about the nature of libraries and the work of librarians.

 

1 La ricerca

I dati a partire dai quali sono state sviluppate le riflessioni proposte in queste pagine sono il risultato di una ricerca sulla stampa quotidiana europea relativa agli anni 2008-201.21 L'obiettivo della ricerca era quello di guardare al mondo delle biblioteche da un punto di vista esterno, usando i giornali a stampa come indicatori delle percezioni emergenti nell'opinione pubblica (Guardiola Giménez; Hernández Pedreño, 2002).

Rivolgersi ai quotidiani per questo tipo di ricerca richiede consapevolezza dei punti di forza e di debolezza di questo metodo, che sono in gran parte conseguenza delle specifiche caratteristiche che i giornali hanno come fonte di informazione (Zelizer, 2009; Martin; Copeland, 2003; Sheridan Burns, 2002).

È indubbio che oggigiorno i quotidiani tradizionali non sono né gli unici né i soli portatori di opinioni pubbliche. Il loro ruolo iniziale come spazi pubblici di confronto e dibattito delle idee, così come il loro originale scopo di informare i cittadini e diffondere le notizie, sono stati completati e in parte sostituiti da altri mezzi di comunicazione: prima la radio e la televisione, poi Internet. Dal punto di vista della rapidità e del pubblico, i quotidiani cartacei sono stati quasi interamente surclassati dagli altri mass media. Di conseguenza, essi sono stati obbligati a ripensare le proprie funzioni. Di fronte a questa sfida, hanno reagito rinforzando il proprio ruolo nel commentare, discutere e analizzare le notizie, che è stato ulteriormente incoraggiato dal lancio dei siti 2.0 dei giornali. Così, se da un lato hanno parzialmente perso il compito di informare, hanno invece potenziato la loro attitudine a commentare, approfondire, contestualizzare e spiegare, a volte puntando su rapporti investigativi e analisi critiche, altre volte virando verso il gossip. In conclusione, i giornali si sono spostati verso un approccio narrativo e le storie sono diventate più importanti delle notizie.

Dunque, sebbene il numero degli acquirenti e dei lettori del cartaceo stia diminuendo e i giornali non siano più completamente rappresentativi dell'opinione pubblica, le loro versioni a stampa mantengono il loro interesse come rilevatori delle tematiche in gioco e il loro approccio non specializzato – persino talvolta non accurato – è particolarmente utile per far emergere stereotipi e opinioni generali. Inoltre, i giornali sono ancora cruciali nel definire l'agenda politica dal momento che fungono da importante megafono dei principali opinion leaders, gruppi, lobby e movimenti e ancora condizionano profondamente la percezione pubblica, in quanto sono in grado di sviluppare un processo di identificazione che va al di là delle persone che comprano la copia cartacea.

Questa ricerca sulla stampa quotidiana si proponeva un intento comparativo e prendeva in considerazione quattro realtà nazionali in ambito europeo: la Gran Bretagna, la Francia, l'Italia e la Spagna. Questa selezione è stata considerata rappresentativa di differenti aree e tradizioni culturali, così come espressione di diverse situazioni economiche e politiche.

Per ciascuno di questi paesi sono state analizzate le due testate nazionali più popolari, quasi sempre espressione di approcci politico-ideologici differenti. Nel caso spagnolo, i due giornali spogliati sono stati El País e El Mundo.2

L'arco cronologico indagato (2008-2012) corrisponde con il periodo compreso tra l'emergere dei primi segnali della crisi economica globale e il pieno manifestarsi delle sue conseguenze, consentendo dunque di verificare il possibile riflesso degli effetti della crisi sulla percezione pubblica veicolata dalla stampa quotidiana. Cinque anni sono stati considerati un periodo sufficientemente lungo per registrare l'ascesa e il declino di alcune tematiche e la persistenza di altre.

Il database utilizzato per effettuare lo spoglio dei quotidiani è stato Factiva™.3. Per tutte le testate – lì dove possibile – è stata selezionata come fonte l'edizione a stampa nazionale (senza edizioni locali).

Le parole chiave impiegate come parametri per la ricerca nel full text sono state "librar*" e "bibliot*" (secondo la lingua della testata). 4

Dopo aver selezionato gli articoli pertinenti, è stata condotta un'analisi del testo e del contenuto, per la quale non è stato utilizzato alcun software apposito (Krippendorff, 1980; Neuendorf, 2002). È stato predisposto un foglio Excel in cui ciascun articolo è stato identificato univocamente e opportunamente codificato. I parametri utilizzati per la codifica sono stati i seguenti: tipologia di biblioteca trattata, tema principale, rubrica nella quale l'articolo è stato pubblicato e, nel caso di articoli relativi a biblioteche straniere, la nazione della quale si parla.

 

2 Le biblioteche nei giornali spagnoli

A partire dai dati raccolti nell'ambito della più ampia ricerca fin qui brevemente descritta si propone di seguito un approfondimento relativo al contesto spagnolo, attraverso un'analisi dei dati quantitativi che lo riguardano e dei filoni di dibattito veicolati dagli articoli. Per una migliore comprensione delle specificità emergenti a livello nazionale – lì dove necessario – i dati e l'analisi testuale relativi agli altri paesi sono utilizzati a titolo comparativo per mettere in evidenza elementi di continuità e differenze.

Nei due quotidiani spagnoli esaminati sono stati recuperati complessivamente 7.696 articoli, dei quali – una volta espunti gli articoli non pertinenti – sono risultati 702 quelli da analizzare (534 per El País e 168 per El Mundo) (nella Figura 1 sono presentati i dati complessivi relativi agli articoli estratti per i quattro paesi presi in considerazione).

Figura 1. Articoli totali e  pertinenti

Figura 1. Articoli totali e pertinenti

Per quanto riguarda la distribuzione degli articoli secondo le tipologie di biblioteca, si riscontra che quasi la metà di quelli complessivamente esaminati per i quattro paesi è dedicata alle biblioteche pubbliche. La seconda tipologia più rappresentata è quella delle biblioteche nazionali, seguite dalle speciali e specializzate e dalle accademiche. Le biblioteche scolastiche invece sono quasi del tutto assenti dal dibattito (Figura 2).

Figura 2. Tipologie di biblioteca  per paese

Figura 2. Tipologie di biblioteca per paese

I dati dei giornali spagnoli confermano sostanzialmente tale distribuzione. A un'analisi di dettaglio, il confronto con i dati degli altri paesi mette in evidenza che la Spagna – insieme alla Gran Bretagna – presenta un numero di articoli sulle biblioteche accademiche più elevato rispetto all'Italia e alla Francia, che invece sembrerebbero maggiormente focalizzate su biblioteche nazionali e speciali.

Analizzando la distribuzione dei dati sulle tipologie di biblioteca a livello di testata (Figura 3) si osserva che generalmente i giornali che si collocano nell'area di centro-destra (El Mundo, Le Figaro, The Times) dedicano maggiore spazio alle biblioteche nazionali rispetto a quelli di centro-sinistra (El País, Le Monde, The Guardian), forse perché considerano questa tipologia di biblioteche di più ampio interesse e quindi più appropriata alla loro linea editoriale rispetto alle biblioteche territoriali. Su questo aspetto solo le testate italiane fanno eccezione, dal momento che La Repubblica (più vicina all'area di centro-sinistra)5) presenta un numero di articoli sulle biblioteche nazionali più elevato rispetto al Corriere della sera (un giornale tendenzialmente più centrista e conservatore).6

Figura 3. Tipologie di biblioteca  per testata

Figura 3. Tipologie di biblioteca per testata

Riguardo all'attenzione riservata dalle testate nazionali alla realtà bibliotecaria di altri paesi (Figura 4), l'unico tra i paesi investigati che sembra mostrare una particolare sensibilità verso gli avvenimenti bibliotecari oltre confine è la Francia, fors'anche perché le biblioteche francesi sono molto coinvolte nei processi di digitalizzazione delle collezioni bibliografiche e hanno partecipato attivamente al dibattito internazionale relativo al progetto Google Books. Questo filone di dibattito è molto esteso e copre l'intero periodo preso in considerazione. La maggior parte degli articoli sono concentrati nel 2009, poiché durante quell'estate i quotidiani iniziarono a parlare del pronunciamento della corte (previsto per il 4 settembre) in merito all'accordo che Google aveva raggiunto con gruppi di editori e scrittori nell'ottobre precedente. L'accordo, approvato dalla Authors Guild e dall'Association of American Publishers, stabiliva il pagamento di 125 milioni di dollari da parte di Google a risarcimento delle violazioni di copyright che esso aveva già commesso, per consentire al progetto del gigante di Internet di andare avanti, digitalizzando milioni di volumi in tutto il mondo. La corte fu chiamata a decidere se dare il via libera all'accordo oppure no, tra le proteste di numerosi gruppi e individui, per esempio la Open Book Alliance, che comprendeva società e organizzazioni come Microsoft, Amazon e Yahoo!, nonché bibliotecari e scrittori. Sebbene si trattasse di un caso americano, i paesi europei erano molto interessati ai risultati della causa, dal momento che molte grandi e medie biblioteche in Europa stavano già collaborando con Google o erano in procinto di farlo.

I giornali francesi furono i più attenti a questa vicenda e pubblicarono numerosi articoli e analisi riguardanti l'accordo, mentre tutti gli altri giornali si limitarono a dare la notizia del giudizio della corte, spiegando i termini del conflitto, e dedicarono al massimo un'intervista o un approfondimento all'argomento.

Figura 4. Articoli riguardanti  biblioteche di altre nazioni

Figura 4. Articoli riguardanti biblioteche di altre nazioni

La Spagna – pur facendo registrare numeri più alti della Gran Bretagna e dell'Italia per quanto riguarda gli articoli sulle biblioteche straniere – resta lontana dalle percentuali registrate per i quotidiani francesi.

L'analisi dei dati dal punto di vista degli argomenti discussi è certamente quella che offre maggiori spunti per comprendere il modo in cui la stampa guarda alle biblioteche e che aiuta a farsi un'idea più precisa della concezione delle biblioteche che essa tende a veicolare.

Le tematiche identificate sono state classificate come segue: missione/ruoli, conservazione/patrimonio/catalogo, digitalizzazione/biblioteche digitali, storia delle biblioteche, lettura/marketing, politica/strategia/gestione, chiusure/tagli di bilancio, Internet/ebook/tecnologia, servizi/utenti, personale/reclutamento, nuove biblioteche/nuovi edifici, acquisizioni/open access, architettura bibliotecaria.

La classificazione degli argomenti rappresenta inevitabilmente l'aspetto più complesso e potenzialmente controverso di una ricerca di questo tipo. In particolare, la scelta di raggruppare temi vicini, ma non del tutto sovrapponibili potrebbe sollevare qualche dubbio, come ad esempio nel caso di "conservazione/patrimonio/catalogo" o "acquisizioni/open access". In generale, tale scelta nasce dal fatto che argomenti di carattere più squisitamente biblioteconomico – e dunque tecnico – non rientrano nell'orizzonte dell'approccio giornalistico. Ad esempio, quando nei quotidiani si parla di catalogo quasi sempre l'approccio è di tipo patrimonialistico e dunque ha molto a che vedere con le collezioni della biblioteca e la loro conservazione, più che con le problematiche legate alla catalogazione e allo strumento per la ricerca nelle collezioni. Nel caso del tema dell'accesso alle raccolte, i giornali sono poco interessati a metodi e strumenti di selezione, bensì si mostrano attenti alla varietà e accessibilità delle collezioni e ai metodi alternativi per renderle più ampiamente fruibili.

In generale, gli argomenti meno specialistici e più politici sono quelli più dibattuti. Di seguito l'elenco di quelli con percentuali al di sopra della soglia del 5% sul totale degli articoli pertinenti:

  1. Politica/strategia/gestione (28%);
  2. Chiusure/tagli di bilancio (17%);
  3. Digitalizzazione/biblioteche digitali (11%);
  4. Servizi/utenti (10%);
  5. Conservazione/patrimonio/catalogo (8%);
  6. Nuove biblioteche/nuovi edifici (7%);
  7. Missione/ruoli (5%).

Rispetto al quadro generale descritto da questi dati, ulteriori elementi di riflessione emergono dal confronto tra i paesi indagati (Figura 5).

Figura 5. Tematiche prevalenti per paese

Figura 5. Tematiche prevalenti per paese

In Spagna la percentuale più alta degli articoli riguarda il tema delle nuove biblioteche e dei nuovi edifici bibliotecari (insieme a quello relativo a politiche e gestione), cosa che appare quasi sorprendente considerando la difficile situazione economica che ha caratterizzato e caratterizza il Paese. Solo l'analisi della distribuzione di questi articoli nel tempo può chiarire in che modo gli effetti della crisi economica hanno modificato i termini del dibattito durante l'arco cronologico considerato. Per questo si propone di seguito un confronto in termini diacronici degli articoli sulle tematiche più sensibili alla crisi economica, ossia quella relativa alle chiusure di biblioteche e ai tagli di bilancio e quella riguardante nuovi edifici bibliotecari (Figura 6 e Figura 7).

Figura 6. Articoli su "Nuove  biblioteche/nuovi edifici bibliotecari" tra il 2008 e il 2012 per paese

Figura 6. Articoli su "Nuove biblioteche/nuovi edifici bibliotecari" tra il 2008 e il 2012 per paese

Figura 7. Articoli su "Chiusure  delle biblioteche/tagli ai bilanci" tra il 2008 e il 2012 per paese

Figura 7. Articoli su "Chiusure delle biblioteche/tagli ai bilanci" tra il 2008 e il 2012 per paese

Il primo grafico mette in evidenza che in tutti i paesi esaminati si è registrato, a partire dal 2009, un calo nel numero degli articoli dedicati ai nuovi edifici bibliotecari, a testimonianza del fatto che il manifestarsi degli effetti della crisi economica ha ridimensionato e in molti casi addirittura bloccato i progetti di realizzazione di nuove biblioteche, che avevano avuto un forte impulso negli anni precedenti. Parallelamente, il dibattito sui tagli di bilancio e sui rischi di chiusura di alcune sedi si è infiammato. L'andamento può presentare delle variazioni da paese a paese, ma il trend generale è sostanzialmente il medesimo ovunque, ad eccezione della Francia che sembra non essere coinvolta nel dibattito sui tagli di bilancio e le chiusure e non registra significative variazioni nell'interesse verso queste tematiche.

Nel caso della Spagna, dove il tema dei nuovi edifici bibliotecari – come si è visto – è quantitativamente molto presente, questi grafici aiutano a collocare tale dato nella giusta prospettiva e rivelano che, sebbene centrale, il dibattito sulle nuove biblioteche ha risentito della crisi tanto quanto nelle altre nazioni, mentre l'attenzione ai tagli di bilancio e ai rischi di chiusura è diventata sempre più alta man mano che la crisi economica ha dispiegato i suoi effetti.

 

3 Storie di biblioteche

L'analisi quantitativa consente di definire i confini dentro i quali si muove la percezione pubblica delle biblioteche veicolata attraverso la stampa. Allo scopo di approfondire tale quadro è stata condotta anche un'indagine qualitativa sulle storie e i filoni di dibattito presenti nei giornali, per far emergere la voce diretta dei giornalisti, dei commentatori e dei lettori.

Attraverso quest'analisi di dettaglio è stato possibile individuare tematiche di carattere sovranazionale (ossia prese in considerazione da tutte o dalla maggior parte delle testate) ed altre più focalizzate su argomenti di interesse nazionale e dunque presenti solo nella stampa di uno specifico paese.

Ovviamente, ogni testata segue una propria linea editoriale e dunque presta particolare attenzione a quei temi che sono considerati più vicini alla sensibilità dei propri lettori e che possono contribuire a perseguire la politica del giornale.

Le lettere e gli articoli di commento sono stati considerati particolarmente utili ai fini della ricerca, dal momento che veicolano le voci esterne di lettori, ricercatori, opinionisti. I punti di vista espressi in questo tipo di articoli sono preziosi per cogliere percezioni e preferenze più allargate in merito ai dibattiti in corso, sebbene si debba ricordare che la decisione di pubblicare o meno una lettera, nonché la scelta dello studioso che commenterà una certa notizia spettino al direttore e alla redazione del giornale.

I principali temi di carattere sovranazionale presenti trasversalmente nella stampa di tutti i paesi esaminati sono: la digitalizzazione e la costruzione della biblioteca digitale, in particolare le vicissitudini che hanno riguardato Google Books, le conseguenze della crisi economica in termini di tagli ai bilanci, privatizzazione e rischio di chiusura delle biblioteche, il ruolo presente e futuro delle biblioteche.

Per quanto riguarda il tema delle biblioteche digitali, come già si è avuto modo di osservare dai dati quantitativi, la stampa francese è la più attenta, con un numero elevato di articoli e analisi riguardanti in particolare la battaglia giudiziaria condotta negli Stati Uniti da gruppi di editori e autori contro Google Books.7

Per quanto riguarda i giornali spagnoli, El País cerca di mantenere un approccio complessivamente equilibrato che dia voce sia alle posizioni a favore che contro. Così, articoli che ruotano intorno al sogno della conoscenza universale resa disponibile per tutti grazie alla digitalizzazione di massa (Constenla, 2008; Rivero, 2011) si alternano ad altri che sottopongono a critica la posizione monopolistica di Google (Alandete, 2009; Calderón, 2009; Fraguas, 2009) e altri ancora che supportano la politica europea di digitalizzazione (Fraguas; Alandete, 2009). Dall'altro lato, El Mundo non sembrerebbe dedicare molto spazio alle notizie relative alla battaglia giudiziaria che ha coinvolto Google e, a distanza di due mesi dal thread giornalistico ad essa dedicato dalle altre testate, pubblica un'intervista con il presidente di Google España parlando di Google in chiave positiva (Vega, 2009).

L'altro importante filone di dibattito che ha caratterizzato la stampa europea nel periodo 2008-2012 riguarda i tagli di bilancio e le chiusure di biblioteche causate dalla ridotta disponibilità di fondi, anche in conseguenza della crisi economica.

A parte la Francia, dove il dibattito sui tagli e le chiusure è praticamente assente, nelle altre nazioni questo tema ha ricevuto notevole attenzione, soprattutto dal 2009 in poi. Per quanto riguarda la Spagna, i due giornali indagati dedicano diversi articoli a biblioteche pubbliche e di quartiere che stanno attraversando una fase di difficoltà finanziarie e rischiano di chiudere. In particolare, El País porta all'attenzione dei lettori casi di biblioteche sia di grandi città come Madrid (Sevillano, 2009), Barcellona (Geli, 2009; 2011), Granada (El PSOE critica…, 2011) e Valencia (Palomo, 2012), sia di cittadine più piccole (Agolada cierra…, 2012; Moltó, 2012). Una vicenda trattata da entrambi i quotidiani è quella relativa alla possibile chiusura delle biblioteche gestite dalla Fondazione Caja Madrid (Caja Madrid clausurará…, 2010; Blasco, 2012; Sevillano, 2010). El País cita anche – seppure in minore misura – casi di tagli ai bilanci riguardanti le biblioteche accademiche (Los rectores…, 2009) e statali (García; Constenla; Verdú, 2012).

Un'altra tematica in stretta relazione con quella dei tagli e dei rischi di chiusura è l'impiego di volontari nelle biblioteche per rafforzare l'organico, come conseguenza delle riduzioni di personale fatte registrare negli ultimi anni. El País dedica un articolo a questo tema, in seguito ad una proposta in tal senso di Ana Botella, sindaco di Madrid, che provocò aspre critiche da parte dell'opposizione politica (García Gallo, 2012). Tale proposta affondava le sue radici nel lancio della "Big Society" da parte del governo di David Cameron nel 2010. L'idea che sta alla base di questa politica consiste nel dare potere e responsabilità alle persone e alle comunità, costruendo una "grande società" nella quale le persone siano gli attori principali delle loro vite, allo scopo di far fronte alle minacce della crisi e ai cambiamenti sociali. Per quanto riguarda le biblioteche, la "big society" implica che le comunità locali diventino totalmente responsabili delle loro biblioteche, non solo in termini monetari per mezzo delle tasse, ma anche nella loro gestione e conduzione.

Per quanto riguarda ruoli e funzioni delle biblioteche, mentre ad esempio nella stampa britannica se ne discute ampiamente da molteplici punti di vista e ci si interroga sulle loro prospettive come spazi sociali, ovvero come strumenti per ridurre gli effetti della crisi economica, o ancora nella loro dimensione digitale, si deve invece osservare che i giornali spagnoli trattano tale tema solo di sfuggita o considerandone esclusivamente alcuni aspetti, in particolare quello tecnologico (Montañés, 2010a; Salgado, 2010).

Ovviamente, la stampa spagnola non è insensibile al tema della crisi economica e del ruolo che le biblioteche possono svolgere in questo contesto. In particolare, il cambiamento di approccio registrato nel quotidiano El País durante il quinquennio 2008-2012 può essere considerato indicativo dell'andamento del dibattito a livello nazionale. Mentre infatti negli anni 2008-2009 il giornale pubblicava soprattutto articoli relativi alla costruzione di nuove biblioteche (Serra, 2008a; Montañés, 2009), a partire dal 2010 tale trend si è ridimensionato (Montañés, 2010c) e successivamente diversi giornalisti hanno sottolineato che la politica culturale spagnola stava pagando gli eccessi del passato con la paura delle chiusure (Hermoso, 2012). Nel 2011 e 2012, quando gli effetti della crisi sono diventati particolarmente pesanti, El País ha pubblicato due articoli che mettevano in evidenza – attraverso le statistiche delle biblioteche pubbliche – come il loro uso stesse aumentando probabilmente proprio in conseguenza della crisi (Crece el uso…, 2012; La crisis aumenta…, 2011).

Accanto alle tematiche di carattere e interesse sovranazionale, ciascun quotidiano dà più o meno spazio anche a vicende e situazioni di interesse esclusivamente nazionale e/o locale. Nel caso della stampa spagnola, diversi filoni di dibattito riguardano ancora una volta nuovi edifici bibliotecari.

Per esempio, diversi articoli sono dedicati alla biblioteca pubblica centrale di Barcellona, prima in riferimento al luogo dove si sarebbe dovuta costruire la biblioteca (Cia; Geli, 2008a; Serra, 2008b; Cia; Geli, 2008b; Equipamientos…, 2008), dal momento che la collocazione inizialmente prevista era stata abbandonata a causa dei ritrovamenti archeologici emersi durante la preparazione del sito e di altri problemi strutturali; successivamente, gli articoli si sono interessati alla competizione internazionale per il progetto dell'edificio (Serra, 2009; 2010); infine si è dibattuto del rapporto tra la Generalitat e l'Ayuntamento nella gestione della biblioteca (Montañés, 2010b; 2011).

Un'altra biblioteca che ha suscitato molta attenzione da parte dei quotidiani spagnoli è la biblioteca centrale dell'Università di Siviglia, che era in fase di costruzione sulla base del progetto dell'architetto Zaha Hadid, ma dopo il pronunciamento del Tribunal Superior de Justicia de Sevilla (R. R., 2009; Los jueces paralizan…, 2009; Lucas, 2009) e la successiva conferma della sentenza da parte del Tribunal Supremo (Lucas, 2009; Álvarez-Dardet, 2012), fu demolita scatenando un furioso dibattito (S. B., 2009 ; Belausteguigoitia, 2009; La biblioteca de la Universidad sevillana, 2011; Hadid ve un "escándalo"…, 2012).

Un altro edificio culturale che ha sollevato molte critiche è la biblioteca della Cidade da Cultura in Galicia, che fu aperta al pubblico l'11 gennaio 2011 (D. S., 2011). In particolare il dibattito si è concentrato sugli alti costi sostenuti per realizzare l'edificio e per la sua manutenzione, se confrontati con i risultati non del tutto soddisfacenti in termini di pubblico (Pampín, 2011; Mandiá, 2011; Peregil, 2011; D. S., 2012; Estévez, 2012).

Le lettere dei lettori in buona parte ruotano intorno alle questioni di carattere strettamente locale o al massimo nazionale e sostanzialmente rispecchiano le tematiche presentate negli articoli.

Ad esempio, molti lettori dei quotidiani spagnoli esprimono il loro disappunto in merito alla decisione delle autorità locali e di altre istituzioni di chiudere le loro biblioteche o di renderne l'uso subordinato al pagamento di un biglietto (Cañedo, 2011; Pagés, 2011; García Pérez, 2012; ¿Copago en bibliotecas?, 2012; Meléndez Sánchez, 2012). Julian riassume le diverse opinioni per mezzo di una frase molto significativa: "Pocas cosas son tan irreparables para una persona como la pérdida de un hijo o un amigo. Y pocas para un barrio como el cierre de una biblioteca" (Díaz Toledo, 2010); e Isabel chiude la sua lettera con la seguente affermazione: "Mantener espacios de cultura que nos ayuden a crecer como personas será lo único que nos salve de esta crisis" (Casado Fariñas, 2012).

In una lettera indirizzata a El Mundo Rosa María concorda con l'idea della biblioteca pubblica come "un centro de animación cultural, donde se desarrollan todo tipo de actividades – clubes de lectura, talleres literarios, cuentacuentos, encuentros con autores o visitas escolares –. Actividades que, en estas fechas, quedan relegadas por el miedo a hacer ruido". Dall'altro lato, si lamenta della massiccia presenza degli studenti: "En estas fechas, debido a la invasión de estudiantes con apuntes, es muy difícil satisfacer a los otros usuarios de las bibliotecas públicas –profesionales varios, amas de casa o jubilados– porque es imposible encontrar una mesa para hacer una consulta o leer un periódico, por poner sólo un ejemplo" (Baños Granado, 2008).

In riferimento alle biblioteche nazionali, i commenti dei lettori in Spagna – come in Italia – sono principalmente incentrati su aspetti quali l'impossibilità per i ragazzi al di sotto dei 18 anni di entrare in biblioteca e diventarne utenti (Zubieta, 2009; Corral, 2009).

 

4 Considerazioni conclusive

L'immagine delle biblioteche che emerge dall'analisi della stampa quotidiana ha luci e ombre, dal momento che da un lato essa offre alle biblioteche alcune possibilità per rilanciare se stesse, mettendo in evidenza quegli aspetti che sono percepiti come centrali dal grande pubblico; dall'altro lato, conferma alcune preoccupazioni dei bibliotecari e spinge a una riflessione più approfondita riguardo al percorso futuro da compiere.8

Considerando i dati nel loro insieme, il modello di biblioteche che emerge dalla stampa quotidiana e l'idea presente e futura che l'opinione pubblica sembra si stia costruendo si sviluppa intorno a due aspetti principali:

1.         la biblioteca fisica, che è generalmente identificata con la biblioteca stessa: parrebbe che nell'immaginario collettivo le biblioteche non esistano indipendentemente dalla loro fisicità, intesa come l'insieme delle loro collezioni e degli edifici che le ospitano;

2.         la biblioteca digitale, concepita come la somma delle risorse informative nativamente digitali e delle collezioni digitalizzate: il ruolo delle biblioteche fisiche a questo proposito è percepito come meramente funzionale in relazione alle collezioni a stampa che esse possiedono e che possono essere digitalizzate.

Per quanto riguarda il primo aspetto, la biblioteca fisica sembra essere tenuta in gran conto dai cittadini non solo come luogo dove consultare le collezioni e studiare (cosa che rimane uno dei principali ruoli riconosciuti alle biblioteche), ma anche come spazio sociale di incontro per la comunità, dove la sfera pubblica è preservata e tutti i tipi di persone e di classi sociali possono confluire, nonché spazio dove si possono svolgere molte altre attività culturali e di svago. Ciò significa che nel caso in cui il ruolo tradizionale delle biblioteche basato sui libri si dovesse ridimensionare – come del resto sta già avvenendo –, la gente potrebbe essere favorevole a mantenere i loro spazi fisici all'interno di un'interpretazione più ampia delle funzioni della biblioteca, più focalizzata sugli aspetti sociali e culturali. Inoltre, è chiaro dalla stampa quotidiana che, nonostante le molte opinioni relative alla vicina fine dei libri di carta e alla conseguente obsolescenza delle biblioteche, le collezioni cartacee continuano ad essere un importante brand delle biblioteche nella percezione pubblica.

Per quanto riguarda la biblioteca digitale, l'idea di trasformare le biblioteche fisiche in luoghi finalizzati ad accedere alle collezioni e ai servizi digitali è molto lontana dall'essere popolare, probabilmente perché ci si aspetta che queste collezioni siano ampiamente accessibili da qualunque dispositivo connesso a Internet. In realtà, mentre nell'esperienza quotidiana dei bibliotecari gli utenti chiedono alle biblioteche sempre più servizi e collezioni digitali, l'opinione pubblica non riconosce alle biblioteche un ruolo specifico nel migliorare l'accesso alle tecnologie e alle risorse digitali. Su questo fronte, l'aspettativa è che le biblioteche collaborino piuttosto con quelle istituzioni private e pubbliche che stanno conducendo vasti progetti di digitalizzazione.

In sostanza, l'idea delle biblioteche rappresentata dalla stampa quotidiana è tendenzialmente tradizionale e gli stereotipi relativi alla natura delle biblioteche e al lavoro dei bibliotecari appaiono lontani dall'essere superati. Inoltre, agli occhi dell'opinione pubblica rappresentata attraverso i giornali, non tutti i beni e servizi messi a disposizione sulla base delle tasse pagate dai cittadini hanno la stessa importanza e impatto sulla vita collettiva. Le biblioteche in particolare possono essere considerate beni sociali di primaria importanza o no a seconda del background e delle convinzioni personali dei lettori e commentatori.

Negli ultimi anni, considerate le circostanze (la crisi economica e i tagli ai bilanci) e i cambiamenti sociali a livello globale, la connessione tra biblioteche e welfare state si è fatta strada nell'opinione generale e a volte è stata fatta propria anche dalla politica. Tuttavia, in Spagna e in Italia tale percezione risulta molto più debole, probabilmente perché questi due paesi si confrontano con un background culturale e un approccio più tradizionalista alle biblioteche che fanno fatica ad essere superati.

Ecco perché al momento attuale la sfida principale per i bibliotecari è quella di colmare il gap tra il ruolo che le biblioteche possono svolgere nella società e ciò che l'opinione pubblica pensa che esse possano offrire. Presupponendo che le biblioteche stiano andando nella giusta direzione e stiano facendo le cose giuste, è dunque necessario trasmettere un'immagine corretta e completa delle biblioteche al pubblico. Ciò richiede una programmazione e un investimento di lungo termine, che non sono ovvi, in particolare in un periodo di ridimensionamento dei fondi. Nonostante tutto, le biblioteche dovrebbero investire di più in comunicazione e marketing e fare uno sforzo ulteriore per aprire un dialogo con le loro comunità. Forse bisognava farlo anche prima ed è in parte tardi per recuperare il tempo perduto, visto che i "competitori" stanno occupando tutte le aree di competenza che un tempo – nella mente delle persone – appartenevano alle biblioteche. In ogni caso, se un suggerimento può essere dato ai bibliotecari in questo momento è quello di coltivare quello che hanno (senza necessariamente buttarsi a capofitto in nuove avventure e seguire tutte le mode ad ogni costo) e usare le loro risorse umane ed economiche per ridefinire gradualmente le idee limitate che i cittadini hanno delle biblioteche. Dopotutto, "it is we who are remote from members, not the other way around" (Lankes, 2011).

Dunque, la sfida per i bibliotecari consiste nell'immaginare i possibili modi per spingere i cittadini a sperimentare la vasta gamma di possibilità legata ai servizi che offrono e riplasmare le loro associazioni mentali in riferimento a biblioteche e bibliotecari. Questo significa anche liberarsi di quei servizi bibliotecari obsoleti che potrebbero condizionare negativamente le esperienze degli utenti e contribuire a rafforzare un'idea parziale e distorta delle biblioteche.

 

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Articoli di giornale citati nel testo

(la fonte di tutti gli articoli è: http://global.factiva.com/sb/default.aspx?lnep=hp)

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Note

1 La metodologia e i risultati completi di questa indagine sono pubblicati in Galluzzi, 2014.

2 Per le altre nazioni le testate selezionate sono state le seguenti: The Times e The Guardian per la Gran Bretagna, Le Figaro e Le Monde per la Francia, La Repubblica e Corriere della sera per l’Italia.

3 Ad eccezione di Le Monde per il quale si è utilizzato Lexis Nexis™.

4 Solo per i giornali francesi è stata effettuata una seconda ricerca usando la parola chiave "mediat*" per evitare di perdere una parte degli articoli riguardanti le biblioteche pubbliche (che in Francia sono di solito chiamate médiathèques).

5 Per maggior informazioni su questa testate e i suoi orientamenti cfr. Agostini, 2005.

6 Per maggior informazioni su questa testate e i suoi orientamenti cfr. Licata, 1976.

7 Una sintesi della vicenda giudiziaria può essere letta in Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Authors_Guild_v._Google.

8 Negli ultimi anni sono state condotte molte ricerche sul futuro delle biblioteche (in particolare delle biblioteche pubbliche) e molto si è dibattuto su questo tema in ambito bibliotecario. Uno sguardo alle banche dati specializzate in biblioteconomia e scienze dell'informazione e alla letteratura scientifica e professionale conferma che il bisogno di ridefinire il ruolo delle biblioteche nello scenario attuale è sentito ampiamente dai bibliotecari. Per avere un'idea della rilevanza di questo tema, si veda il Library and Informations Science Abstracts (LISA), che è il più importante database per questo settore disciplinare: http://www.csa.com/factsheets/lisa-set-c.php.

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Galluzzi, Anna

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